Partiti da Avellino, i Petrosino ora hanno una società che fattura 30 milioni

Si chiama Condor. Perché, come il magnifico avvoltoio di stanza nelle Ande – recita un suo slogan – «è sempre in volo». E continua a viaggiare, senza fermarsi, per portare dappertutto i suoi sistemi per l’edilizia infrastrutturale, industriale e residenziale. Ponteggi, casseforme per muri e solai, blindaggi per scavi in sicurezza, strutture per eventi spettacolari come tribune, palchi, coperture sono diventati il know how tecnico-progettuale e il marchio vincente dell’azienda, fino a trasformarla in eccellenza italiana nel mondo.

La sua storia

Inizia nel 1981 quando Alfonso Petrosino, già costruttore edile della provincia di Salerno, decide, assieme a sua sorella Nadia, di investire nella produzione di ponteggi per l’edilizia.

Ed è una storia che rappresenta una straordinaria eccezione nel panorama industriale nazionale. Al punto che nel giro di 20 anni si parte da Conza della Campania in provincia di Avellino, dove nel 1997 apre il primo stabilimento produttivo, per sfondare nel Nord, rilevando prima la Nuova EDILCOMEC in Piemonte nel 1999 e poi la REDAELLI in Lombardia nel 2002.

È la consacrazione sul mercato interno, che vedrà in poco tempo la registrazione di due brevetti, la creazione di CONDOR EVENTS (palchi e strutture per lo spettacolo), il lancio ufficiale della divisione casseforme, l’acquisizione della società francese di service ALTIMAT con l’inaugurazione successiva della filiale CONDOR France, l’approdo nei Balcani con il subentro nel pacchetto di controllo dell’ITALIMPEX, l’apertura di un ufficio di rappresentanza ad Algeri e della filiale di Dubai.

La rivincita dei terroni, direbbe qualcuno che costruisce le fortune sulle differenze. O, più verosimilmente, la conferma che la qualità non è legata alla geografia: se c’è, c’è. Dappertutto.

Dopo l’avvenuto consolidamento in Italia, si cambia obiettivo e si punta sull’internazionalizzazione, a cui guardano da subito i due eredi di seconda generazione del capostipite, Nunzia e Francesco.

«Oggi – dichiara Nunzia Petrosino, cfo di CONDOR Spa – il 50% del nostro fatturato annuo deriva dall’export. In particolare nelle aree dove siamo presenti già da tempo in maniera strutturata, come ad esempio a Dubai, il nostro centro di distribuzione per il Middle East.

Al know how progettuale siamo in grado di far seguire un’offerta di sistemi di prodotti variegata che riesce a coprire l’ampio spettro di esigenze del mercato a cui ci rivolgiamo, offrendo standard elevatissimi in materia di sicurezza e qualità, su cui investiamo in maniera continuativa, unitamente alla ricerca di strumenti progettuali all’avanguardia.

Ora puntiamo in modo deciso sugli Usa. Siamo già presenti sul mercato a stelle e strisce– conclude la responsabile finanziaria – ma il nostro obiettivo è radicarci negli States in modo definitivo».

I numeri della SpA sono eccellenti. Il giro d’affari annuo è di 30 milioni di euro, il 50% dei quali provengono da esportazioni; il personale impegnato è pari a 100 dipendenti diretti; gli stabilimenti in funzione sono 6: 3 in Irpinia, 1 a Torino, 1 sede commerciale con annesso deposito a Dubai e 1 sede commerciale a Tunisi, per una superficie produttiva complessiva di 80 mila metri quadri. I mercati esteri della CONDOR sono Nord Africa, Africa subsahariana, Emirati Arabi, Israele, Europa continentale, Usa e Canada. Niente male! Forse Simon & Garfunkel non avevano torto: «El CONDOR pasa».

Davvero. E dove passa mostra fino in fondo l’orgoglio di un Mezzogiorno che ce la fa.

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